


Oslo: prove per la cattura di anidride carbonica da inceneritore
Ad Oslo, in fase di completamento il primo esperimento al mondo per catturare l’anidride carbonica dai fumi della combustione dei rifiuti solidi. Il processo nell’inceneritore principale della capitale norvegese è iniziato nel mese di gennaio con il tentativo innovativo di sviluppare la tecnologia per riutilizzare la spazzatura per rallentare il riscaldamento globale. Il test, presso l’inceneritore Klemetsrud, che brucia rifiuti domestici e industriali, è un passo avanti per catturare e seppellire i gas serra nelle centrali elettriche a carbone o fabbriche che utilizzano combustibili fossili. Costi elevati Finora, i costi elevati della tecnologia per la cattura e lo stoccaggio del carbonio erano troppo elevati ma la svolta è avvenuta lo scorso dicembre dopo che quasi 200 nazioni, a Parigi, sono pervenute ad un accordo per combattere il cambiamento climatico in un nuovo sforzo congiunto per potenziale la tecnologia per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Johnny Stuen, direttore tecnico dell’inceneritore Klemetsrud, ha detto che l’impianto è già attivo nell’erogazione di calore agli edifici della città. “Quello che vogliamo fare è bruciare il resto che non è utilizzabile per il materiale di recupero, perché è troppo sporco o troppo mista o qualsiasi altra cosa”, ha detto a Reuters Stuen. “Vogliamo recuperare l’energia prodotta perché ancora disponibile in modo che poi usiamo l’energia per teleriscaldamento e la produzione di energia elettrica.” L’inceneritore emette 300.000 tonnellate di CO2 all’anno L’inceneritore Klemetsrud emette più di 300.000 tonnellate di anidride carbonica all’anno, pari allo 0,6 per cento delle emissioni della Norvegia. Brucia anche rifiuti importati dalla Gran Bretagna. L’anidride carbonica è il principale gas accusato dell’aumento delle temperatura, della siccità, inondazioni e...
Petrolio: Eni avvia produzione nel giacimento più a nord del mondo
Il giacimento Goliat è il primo nel Mare di Barents, Eni ne detiene il 65%, la norvegese Statoil il 35%, la produzione avverrà attraverso un sistema sottomarino composto da 22 pozzi. Da oggi il giacimento petrolifero in produzione più a Nord del mondo è dell’Eni. Si trova al largo della città norvegese di Hammerfest, i cui abitanti vanno orgogliosi di essere i più lontani dall’Equatore. Goliat — questo il nome del sito di cui l’Eni detiene il 65% e la norvegese Statoil il 35% — è il primo giacimento ad entrare in produzione nel Mare di Barents, seppur in una zona priva di ghiacci. È stato sviluppato attraverso la più grande e sofisticata unità galleggiante di produzione e stoccaggio al mondo, costruita con le più avanzate tecnologie per affrontare le difficoltà tecnico-ambientali legate all’operatività nell’area artica. Si tratta di un colosso da 64mila tonnellate che, però, arriva con almeno due anni di ritardo sulla tabella di marcia — dopo una serie di rinvii, legati anche a problemi autorizzativi in Norvegia, paese in cui Eni è presente dal 1965 — e con un costo vicino ai 6 miliardi di dollari che ha superato le prime stime formulate dal gruppo, intorno ai 4 miliardi di dollari. Produzione da 100 mila barili al giorno La produzione giornaliera del giacimento — che secondo le stime contiene riserve pari a circa 180 milioni di barili di petrolio estraibili in 15 anni con 8 miliardi di metri cubi di gas — raggiungerà i 100 mila barili al giorno (65 mila barili in quota Eni). La produzione avviene attraverso un sistema sottomarino composto da 22 pozzi,...
Navi elettriche e porti ecologici in Norvegia
GREEN COASTAL SHIPPING PROGRAMME è il programma norvegese per la navigazione sostenibile che vuole realizzare le imbarcazioni più ecologiche di tutto il pianeta. La Norvegia, nazione molto attenta all’ambiente, vuole creare una flotta di navi elettriche che si muoveranno lungo i fiordi, non solo caratteristici ma anche tra gli snodi principali del commercio del Paese. Dopo aver realizzato una rete elettrica nazionale che permette un approvvigionamento quasi totale da fonte rinnovabili come energia idroelettrica, eolica e fotovoltaica, ora la Norvegia vuole investire sulle navi di ogni tipo: navi cisterna, navi da carico, navi container, navi passeggeri, traghetti, pescherecci, rimorchiatori e via dicendo per ridurre le emissioni nocive dei natanti. Secondo alcune stime, infatti, una nave container potrebbe essere responsabile dello stesso inquinamento prodotto da cinquanta milioni di auto e tra le sostante più presenti nelle emissioni navali figura l’anidride solforosa. Ecco quindi il progetto del Green Coastal Shipping Programme: realizzare una flotta elettrica o ibrida (gas naturale e batterie). Non si parla di fantascienza: la Norvegia, infatti, ha già varato il suo primo traghetto elettrico al 100%. Di pari passo con la flotta sostenibile, ci sarà anche il progetto di un porto a basso consumo energetico, in cui, tra l’altro, ci saranno stazioni di ricarica per navi a batteria. Commenta Monica Mæland, Ministro del Commercio e dell’Industria, il settore dei trasporti marittimi è molto ben attrezzato per aprire la strada della transizione verde. Tutto ciò può contribuire alle esportazioni di buone soluzioni orientate al futuro e rispettose dell’ambiente. Fonte: http://www.ecologiae.com/tag/norvegia/ Roberto Russo – 28 ottobre...
Fondo sovrano norvegese costretto a liquidare asset
Colpa del calo costante dei prezzi del petrolio, in concomitanza allo scandalo Volskwagen, intere generazioni a rischio per concreto il rischio che il Fondo Petrolio Norvegese (Fondo Pensione Governativo – Globale) sia costretto presto a liquidare i propri asset.

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